sabato 19 marzo 2011

Se stai per metterti a leggere, evita. Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finchè sei ancora intero. Salvati.
 No, non è il mio consiglio per quanto riguarda questo blog, anche se sarebbe appropriato, credo.
Queste sono le prime parole di "Soffocare", quarto romanzo scritto da Chuck e, se devo dirla tutta, il mio preferito.
Ovviamente nel suo caso mai consiglio è stato tanto sbagliato.
Dopo un inizio così cosa si può fare?!? Andare avanti. E più si va avanti più sembrerà di entrare nella mente di qualcun' altro, qualcuno che non ci vorrebbe lì, che alla fine potrebbe solo dirci "Te l'avevo detto" e che comunque ci trascinerà nel suo universo di follia (più una buona dose di perversione).
Ed è proprio questo il bello. Ogni capitolo, ogni frase, ogni parola sono scelti, selezionati, perfettamente posizionati non per permetterti di capire, non per darti qualche bella sensazione o per lasciarti appisolare sereno, ma per catturarti, costringerti a leggere cose che mai avresti voluto sapere e nonostante questo far si che tu non riesca proprio a staccarti da quel libro, volerne ancora e ancora.
Il metodo narrativo è così preciso, chirurgico ma contemporaneamente sconvolgente, spiazzante che alla fine di ogni capitolo si rimane qualche secondo a chiedersi cosa si è letto, con la  netta sensazione di essersi persi qualcosa. Poi arriva improvvisa la comprensione.
E con essa un nuovo modo di guardare le cose.
Molti dei personaggi che popolano l'Universo Chuck ricercano proprio questo.
Un Cambiamento.
Un Passaggio.
Una più alta Consapevolezza.
Probabilmente è quello che cerchiamo tutti, in un modo o nell'altro.
E così il nostri eroe si trasforma in una sorta di guida, qualcuno capace di mostrarti le cose da un'altro punto di vista, che ti permette di realizzare qualcosa che magari intuivi ma di cui ancora non eri ancora perfettamente consapevole.
E tutto questo accompagnandoti attraverso quegli antri oscuri, sconosciuti, in cui spesso il pensiero rifiuta di penetrare. Quelle dimensioni proprie della natura umana e della sua sconvolgente ambiguità.

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